La storia delle viti e le varie tipologie che possiamo incontrare

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  • data

    13.05.2019

  • autore

    Incoll

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Un excursus storico sulla nascita delle viti e una guida sulle diversità che quest'elemento può presentare

Vi siete mai chiesti chi abbia inventato le viti? Come si è giunti alla progettazione di un elemento così piccolo eppure così indispensabile nella nostra vita quotidiana? Sebbene le viti rimangano nascoste alla nostra vista, sono il collante che letteralmente tiene insieme molte delle strutture che quotidianamente utilizziamo. Pensiamo a tavoli, sedie, armadi, ma anche elettrodomestici. Ognuno di questi oggetti necessità di viti per poter rimanere unito alle rispettive parti che lo compongono. Ecco quindi che da nascoste le viti diventano l’elemento centrale delle nostre giornate! Andiamo quindi a scoprire la storia della vite e le varie tipologie che si sono susseguite nel corso della storia.


Dove nascono le prime viti?

Partiamo dalle origine delle viti che affondano le proprie radici nella lontana Grecia. L’invenzione è infatti attribuita al matematico greco Archita che nell’arco della sua vita, dal 428 al 37 a.C, fondò quella che oggi definiamo scienza ingegneristica. Già a partire dal I secolo a.C vediamo la comparsa di viti di legno a sostegno di strutture come i torchi utilizzati per la spremitura delle olive o la produzione del vino. Il passaggio alla vite metallica avvenne in Europa durante il XV secolo. Il cambio di materiale non venne però sfruttato fino all’avvento della produzione industriale di massa nel XVIII secolo, che permise una produzione veloce e su ampia scala. Nel 1797 ingegnere britannico Henry Maudslay brevettò infine il tornio per la fabbricazione di viti. Si ebbe poi una standardizzazione nella produzione di viti durante la Seconda Guerra Mondiale, così da permettere lo scambio di componenti e pezzi di ricambio tra gli Alleati.


Che tipi di viti esistono?

Ora che abbiamo compreso da dove abbiano origine le viti possiamo passare alle diverse tipologie che possiamo incontrare. Troviamo infatti:
-    viti semplici
-    viti ad anello
-    bulloni
La vite semplice, quella che più spesso incontriamo, viene avvitata per mezzo di cacciaviti o trapani nel materiale che si desidera fissare, che presenta un filetto complementare a dove andremo ad inserire la filettatura della vite. In genere queste viti sono autofilettanti e presentano un'estremità particolarmente appuntita che permette alle viti di penetrare meglio all’interno dei materiali in cui vengono inserite. Ed ancora più appuntita è la punta delle viti autoperforanti, utilizzate su materiali come lamine o plastica, in cui normalmente non viene praticato precedentemente un foro di ingresso per l’elemento.
A differenza di quella semplice, la vite ad anello presenta su un'estremità la filettatura e dalla parte opposta un anello. Vengono solitamente utilizzate per il fissaggio di cavi ad altri oggetti.
Il bullone è invece l’unione smontabile tra la vite ed un dado. Il dado è forato e presenta una filettatura complementare a quella della vite su sui si andrà ad inserire ed è solitamente di forma esagonale. La vite invece non è filettata in tutta la sua lunghezza.

Ogni vite può presentare una diversa testa, ovvero diverse forme con cui si potranno avvitare i rispettivi elementi. Abbiamo infatti le cosiddette viti a croce, a stella e molte altre. Possiamo dunque sbizzarrirci e scegliere le viti più adatte a ciò che dobbiamo assemblare! Per maggiori approfondimenti sulle minuterie metalliche leggete questo articolo.
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